DISSERTAZIONI SULLA SCUOLA 1991-11-09
Questa mia, non è una delle solite “tirate” sulla scuola, è che, non sapendo cosa scrivere, riporto il discorso fatto ieri a cena. La scuola moderna dicevamo, così com’è strutturata non è assolutamente in grado di preparare i ragazzi alla vita fuori dalle sue strutture.
Sapranno tutto su Freud e Pirandello, sulle vicende storiche di due secoli fa, sapranno maneggiare calcolatori e computer, i più grandi avranno già la patente, ma manca poco che si trovino in difficoltà per pagare una bolletta o viaggiare da soli in treno. Ieri sera, fra un boccone e l’altro, ognuno esprimeva il suo parere, come al solito tutti diversi. Mio marito sosteneva che, malgrado le molte ore passate in classe, lo studio è insufficiente per dare ai giovani il grossissimo bagaglio culturale di cui oggi si ha bisogno e gli studenti se ne escono non del tutto preparati nemmeno sul tipo di lavoro che hanno scelto e sperano di svolgere. Manca dunque, secondo lui, il tempo materiale per una “qualsiasi cosa” in più”. Mara, uscita felicemente dalla “maturità” lo scorso luglio, sosteneva (ora con cognizione di causa) che quando una persona ha un po’ d’intelligenza e buona volontà può sbrigarsela in ogni occasione. A questo punto è intervenuta Claudia, appena tornata da una gita-studio con la classe a Rimini, dove hanno assistito all’annuale congresso di apertura del Centro Studi Pio Manzù. Lei, come al solito, difendeva “la categoria”, indifferente all’osservazione precedente. Ha raccontato poi alcuni episodi successi durante la gita.
Accompagnava il gruppo (una cinquantina di ragazze) un bravo e simpaticissimo professore che insegna “anche a vivere” e in modo del tutto originale. Trascinandosi per Rimini quel “gregge speciale” a un certo punto ha mostrato loro un austero edificio spacciandolo come il Centro per il Turismo della città, dove avrebbero potuto trovare deplian e informazioni utili. In gruppo, tranquille ed educate, ordinatamente sono entrate… per trovarsi nell’atrio della U.L.S.S. locale fra lo sbigottimento generale. Tutte, uscite “con la coda fra le gambe”, hanno finalmente notato sulla porta il grande e vistoso cartello con la dicitura esplicativa. Il professore, rimasto naturalmente fuori ad aspettarle, sghignazzava in maniera ignobile.
Chiesto loro scusa per lo scherzetto, hanno ripreso il cammino quando a un tratto, questo grande conoscitore della gioventù, ha avvistato davanti a loro l’autobus che, a suo dire, dovevano prendere e via, tutte a correre con tacchi alti e borsetta sballottante a inseguire l’autobus giallo… dell’asilo infantile. Grandi risate da parte dei bambini che sbalorditi le guardavano e di quelle che, trovandosi dietro l’impareggiabile professore, si sono accorte che aveva solo iniziato a correre e che avevano intanto già sorpassato i cancelli (manco a dirlo molto vistosi e con grandi cartelli) del posto dove si dovevano recare.
Ancora un paio di queste storielle e abbiamo finito la cena in allegria evitando facili morali e conclusioni superflue.
Tutti, dal loro punto di vista, avevano ragione: Tullio, come lavoratore, guarda l’aspetto formativo professionale, Mara, da novella casalinga ricercatrice d’impiego, vede che può arrangiarsi bene e Claudia che, ancora studente, dichiara che volendo c’è in ogni situazione il modo e il tempo per imparare.
Le mie osservazioni le ometto volontariamente, ma leggendo ciò che ho scritto come la penso forse è evidente.
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