Vanità

VANITA`!   1992-01-12

Nella grande sala di un grande palazzo in una grande città, un giorno attaccarono alla pa­rete un enorme specchio. “Come sono bello! Come sono elegante, ricco e splendente!” Si diceva tra sé più volte al giorno lo specchio.
Era stato posto magistralmente sulla parete di fondo in modo che riflettesse l’intera lunghezza dell’ambiente e tutti i mobili lussuosi, i quadri d’autore, i ricchi soprammobili, arazzi, e og­getti vari che lo adornavano. Tutti scelti con grande gusto e classe da gente che di ciò ovvia­mente se ne intendeva molto.
Lo specchio così, vedendo in sé stesso quelle cose bellissime, se ne attribuiva le stesse qualità ripetendosi: “Come sono bello! Quale ricchezza in me! e non solo all’interno! La mia cornice dorata è certo stata intagliata dagli artigiani più abili. La mia qualità è senz’altro fra le superiori esistenti. La stessa cura con cui mi puliscono, lustrano e badano perché sia sempre splen­dente dimostra chiaramente il mio valore. Sono veramente un’opera d’arte! Sono meraviglioso!” E così era infatti, come tutto il resto del sontuoso palazzo.
Quando alla sera si accendevano gli enormi lampadari in cristallo, egli ne rifletteva alla per­fezione la luce e i riflessi iridescenti delle loro mille sfaccettature; era come se racchiudes­sero in loro piccole gocce d’arcobaleno e lo specchio non faceva che raddoppiarne la bel­lezza.
Spesso lì davano grandi feste. Gente elegantissima e adorna dei più pregiati gioielli anda­vano e venivano lungo le sale del palazzo, soffermandosi spesso per osservare la loro osten­tata ricchezza nel rettangolo sfavillante del grande specchio. “Come sono bello!” ripeteva questi sempre più orgoglioso di sé. “Oggi più del solito! Quanti gioielli, che abiti stupendi, che gente eccezionale in me!” attribuendosi ancora una volta tutto ciò che rifletteva. “Cosa può valere di più al mondo? quali ricchezze possono esistere superiori a tutto ciò? E se tanto bello è l’esterno, così deve essere anche l’interno! La mia anima non può che essere all’altezza di tutto questo. I miei valori morali devono essere fra i più nobili. Meraviglioso!” pensava sbagliando ancora una volta nel giudicare sia sé stesso che la gente che in quelle sale si incontravano.
Venne infatti il giorno in cui capitò una cosa che lo stravolse sia per la cocente delusione che per la rabbia, tanto forti che gli offuscarono la superficie e gli ori della cornice. Erano presenti tante persone, tute molto importanti per l’economia e la politica del Paese, del quale la grande città era la capitale; in una stanza attigua, arredata con mobili costosi ma in modo spartano, assieme ad alti funzionari dell’esercito, essi avevano appena deciso di formu­lare un’ufficiale dichiarazione di guerra a un Paese confinante e ora si trovavano nella grande sala, chi con un bicchiere di liquore in mano, chi fumando nervosamente un’enne­sima sigaretta commentando la discussione e le decisioni prese pochi minuti prima, ignari di essere ascoltati e capiti dallo specchio alle loro spalle. “Guerra? So cos’è la guerra! non può succedere questo! ora! Fra poco cominceranno le azioni offensive, le sparatorie, i cannoneggiamenti; passeranno gli aerei sopra di me e an­dranno a bombardare il territorio nemico. Passeranno i carriarmati per andare a conquistarlo, i soldati! Le perdite di cui stanno così tranquillamente preventivando l’entità sono già per sé stesse enormi, ma che succederà se sarà il nemico a vincere? se saranno i loro aerei a sgan­ciare le bombe su di noi? Sono ancora bello, è bella la gente che c’è qui, ma è solo la superficie; io sono un oggetto, loro sono persone, e l’anima è tutt’altra entità. Ora l’ho capito! specchiata in me è stata solo la loro vanità!”
Finalmente consapevole della verità ancora incredulo per le notizie terribili che aveva ap­preso e stupito che le luci potessero ancora brillare, si chiuse in sé stesso. Fu come se si tappasse gli occhi e le orecchie per non sentire e soprattutto per non pensare a ciò che stava accadendo. Ma non fu possibile non udire il rombo degli aerei, lo scoppio delle bombe, il crepitio delle mitragliatrici. Era come se l’aria stessa tremasse dalla paura.
Poi, in un giorno incredibilmente assolato, il grande palazzo fu colpito e le macerie rovina­rono le une sulle altre in una ecatombe di marmi, detriti irriconoscibili e polvere. Lo specchio andò in frantumi nel momento stesso dello scoppio, prima ancora che tutto crollasse, e al­cuni pezzi finirono sotto una grossa trave e naturalmente lì rimasero per molto e molto tempo.
Un giorno, uno di questi cocci, un po’ più grande, un po’ meno malconcio, venne trovato da una ragazza che rovistava fra le macerie alla ricerca di qualcosa di ancora utilizzabile. Essa lo prese, lo ripulì un po’, lo mise in una sacca che portava al fianco, e dopo aver cercato ancora un poco si incamminò verso una destinazione che il piccolo pezzo di specchio non poteva in­dividuare.
Passò altro tempo, altre cose vennero introdotte nell’ampia sacca; fu sballottato, sconquas­sato, qualche pezzetto ancora si frantumò, poi…
Quello che si rispecchiava era il visino di una ragazza molto giovane, poco più di una bam­bina; era sporco e incorniciato da capelli incolti ed arruffati. “Vanità! Vanità!”
La ragazza si guardò; il visino fece una smorfia birichina, le boccacce, storse gli occhi; con un dito spinse in su la punta del nasetto abbronzato. “Vanità!”
La ragazza continuò: poggiò lo specchio in modo da poter continuare a vedersi, e tirò gli angoli degli occhi, buttò i capelli di lato, poi davanti, spettinandoli più che mai.
“Vanità!” ripeteva il frammento di specchio; ma sempre più piano, meno convinto.
Qualcuno parlò, una vocina di bimbo, la ragazza rise e tornò a rimirarsi continuando a fare smorfie buffe. Ora ridevano entrambi di gusto.
Poi il bambino trovò un fiore, giallo, piccolo piccolo; la ragazza se lo mise fra i riccioli spet­tinati e sorrise alla sua immagine.
“Vanità!” ripeté lo specchio. Ma fu come un sospiro lieve, e dopo tanto, tanto tempo, e tanta tristezza, si stupì nel ritrovarsi a ricambiare volentieri quel sorriso.

Competenze

Postato il

settembre 24, 2017

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